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Cresciuto a Shaker Heights, nei pressi di Cleveland (Ohio), figlio del proprietario di un grande negozio di articoli sportivi (a sua volta figlio di emigranti ungheresi e tedeschi ebrei) e di madre emigrante ungherese,[1] si arruolò, appena dopo la High School nella Naval Air Corp, l’aviazione di Marina, sperando di diventare pilota, ma un problema alla vista glielo impedì; durante la seconda guerra mondiale prestò servizio nel Pacifico meridionale come marconista.
Nella ripresa economica del dopoguerra, si occupò della gestione della ditta paterna; nel 1949 sposò Jackie Witte e decise di intraprendere la carriera cinematografica; dal matrimonio nacquero tre figli. L’unico maschio, Scott, morì nel 1978 per overdose.
Dopo aver frequentato per meno di un anno la scuola d’arte drammatica della Yale University, si iscrisse all’Actor’s Studio di New York e debuttò nel 1953 in teatro a Broadway in Picnic, opera poco dopo resa famosa da un omonimo film.
Il 1954 segnò il suo esordio cinematografico ne Il calice d’argento, ma la sua interpretazione non raccolse grandi lodi. Il The New Yorker, ad esempio, scrisse di lui: "recita la sua parte con il fervore emotivo di un autista di autobus che annuncia le fermate locali".[2] Due anni più tardi fu meglio accolta la sua interpretazione del pugile Rocky Graziano in Lassù qualcuno mi ama, che lo impose all’attenzione di critica e pubblico.
Il 29 gennaio 1958, a Las Vegas, convolò in seconde nozze con l’attrice Joanne Woodward, con la quale rimase sposato fino alla morte; insieme ebbero tre figlie. Lo stesso anno la Woodward riceveva il suo premio Oscar come migliore attrice e recitava con il marito in Missili in giardino e La lunga estate calda.
A cavallo degli anni sessanta fu protagonista di alcuni fra i più grandi successi della storia di Hollywood (La gatta sul tetto che scotta, Lo spaccone, Hud il selvaggio, Intrigo a Stoccolma, Il sipario strappato, Nick mano fredda, Butch Cassidy, La stangata), diventandone una delle stelle più famose di sempre, al punto da essere spesso definito una "leggenda del cinema".[3] Con la moglie avrebbe recitato ancora in Paris Blues (1961), Il mio amore con Samantha (1963) e Indianapolis, sfida infernale (1969). Newman la diresse come regista ne La prima volta di Jennifer (1968), The Effect of Gamma Rays on Man-in-the-Moon Marigolds (1972), The Shadow Box (1980)[4] e Lo zoo di vetro (1987).
Gli fu assegnato l’Oscar alla carriera nel 1986 e, nel 1987, vinse quello al miglior attore protagonista per Il colore dei soldi, sequel de Lo spaccone. Non ritirò personalmente il premio, avendo deciso di non presenziare la cerimonia, tante erano state le volte in cui era stato candidato e mai premiato.
Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Paul_Newman